Premio Letterario Feronia
Città di Fiano 2002
 

La giuria per la XI edizione anno 2002 è composta da: Gianfranco Baruchello, Cecilia Bello (segretaria), Filippo Bettini (presidente), Gianni Borgna, Marcello Carlino, Aldo Clementi, Tullio De Mauro, Franco Falasca, Giuliano Ferilli, Franco Ferrarotti, Ludovico Gatto, Guido Guglielmi, Carlo Lizzani, Mario Lunetta, Aldo Mastropasqua, Predrag Matvejevic, Francesco Muzzioli, Stefano Paladini, Giorgio Patrizi, Lamberto Pignotti, Paola Pitagora, Mario Quattrucci, Fausto Razzi, Jacqueline Risset, Chiara Valentini.

La cerimonia di assegnazione dei premi  per le quattro sezioni si è tenuta presso il Castello Ducale di FIANO ROMANO (RM), Sabato 8 Giugno 2002 alle ore 19,30. Ha presentato Paola PITAGORA.

La giuria, tra le opere edite nell'ultimo anno, ha segnalato le proposte per la partecipazione alla edizione 2002; successivamente ha indicato tra esse cinque opere come finaliste, ed il vincitore (in neretto):

Poesia:

Paola Campanile, Pignarûl, Marsilio

Narrativa:

Felice Piemontese, Dottore in niente, Marsilio

Critica militante:

Vittorio Nisticò, Accadeva in Sicilia, Sellerio

Riconoscimento speciale ad un autore straniero:

Mahmoud Darwish (Palestina)
Nato ad Al-Birwah, presso la città d'Akka, in Palestina, nel 1941. Nel 1948 il suo villaggio fu attaccato dai Sionisti e la sua popolazione si disperse in altri luoghi: la sua famiglia si trasferì in Libano.  A sette anni smisi di giocare – scrive – e ricordo bene come e perché: in una notte d’estate, quando si usava dormire sui tetti a terrazza delle case, fui improvvisamente svegliato da mia madre e mi trovai a correre con centinaia di contadini in mezzo ai boschi, inseguito dalle pallottole”.Un anno dopo, tornati in Palestina, trovarono il villaggio completamente distrutto, ed al suo posto un insediamento ebraico. Darwish scrisse la sua prima poesia quando frequentava la scuola elementare, nel villaggio di Der-el-Asad. Fu detenuto nelle carceri israeliane, e molte volte fu costretto agli arresti domiciliari, a causa dei suoi scritti e della sua attività patriottica. Ciò non gli permise di frequentare l'Università. Nel 1970 fu a Mosca, e da qui, nel 1971, si trasferì al Cairo. Fu a capo del Centro di ricerca Palestinese, editore del giornale Palestinian Affaire Magazine, direttore dell'Associazione degli Scrittori e Giornalisti Palestinesi, fondatore del giornale dell'Associazione, Al Karmil Magazine e, piu' tardi, membro della Commissione Esecutiva dell'OLP, da cui si dimise nel 1993. Attualmente vive ad Amman.

Opere tradotte e pubblicate in Italia:


Una memoria per l'oblio, Jouvence, Roma, 1997 (pag. 144)

Dal suo appartamento che guarda il mare, esposto a bombardamenti quotidiani, l’autore racconta, in un delirio poetico, una Beirut al centro di un conflitto devastante. Quale aspetto assume la vita deformata, fin nei suoi aspetti quotidiani più minuti, dalla luce della guerra, del diritto negato di una città assediata e di un popolo in fuga? Questo libro di memorie ci aiuta a entrare dentro questa e tante altre guerre “sporche”.


Perché hai lasciato il cavallo alla sua solitudine?, San Marco dei Giustiniani, Genova, 2001

Traduzione e note di Lucy Ladikoff, docente di Lingua e Letteratura Araba presso l’Università di Genova.

Poesia da molti considerata difficile e, al riguardo, il poeta stesso afferma: "E’ il simbolo che crea quest’impressione. La mia poesia non si arrende al lettore al primo incontro. Il dizionario spiegava i segreti della poesia antica, ma ora la poesia rispecchia la vita stessa. Complessa è la sua forma, non la sua essenza. La vita contemporanea non ci permette nessuna semplificazione. Le sue contraddizioni sono esplosive e intersecate. Eppure abbiamo bisogno di certezza! (…) La verità ha cambiato forma, ma la sua essenza è sempre la stessa".

"Perché hai lasciato il cavallo / alla sua solitudine? /  Perché dia vita alla casa, figliolo. /  Le case muoiono se parte chi le abita".


INDIRIZZI PER L'ANIMA, FUORI

Viaggiare, io amo: indirizzi per l'anima, fuori. Viaggiare a un paese
che non sospese ai cipressi suoi l'ultima sera mia. Gli alberi amo
sopra tetto di casa che noi torturare due passeri vide. Anche ciottoli vide allevare.
non potevamo tirare su i nostri giorni
perché come le piante crescessero cheti. Amo pioggia che cade
sulle signore di prati lontani. Un'acqua lucente ed un duro profumo di pietra.
Di sorpresa noi non potevamo, no, cogliere la nostra vita
e guardare di più verso l'ultimo cielo un pò prima che se ne partisse la luna?
Indirizzi per l'anima fuori di qui. Si, io amo partire
verso ogni vento...Non amo arrivare.

(Versione italiana di Gianroberto Scarcia)

 

Potete legarmi mani e piedi
togliermi il quaderno e le sigarette
riempirmi la bocca di terra:
la poesia è sangue del mio cuore vivo
sale del mio pane, luce nei miei occhi.
Sarà scritta con le unghie, lo sguardo e il ferro,
la canterò nella cella della mia prigione,
al bagno,
nella stalla,
sotto la sferza,
tra i ceppi
nello spasimo delle catene.
Ho dentro di me un milione d'usignoli
per cantare la mia canzone di lotta.

 


Franco Falasca photo Franco Falasca